CERRANO E ORTONA SCAMBIO INVERSO DI ESPERIENZE
Nei giorni scorsi la città di Ortona e l’AMPTorre del Cerrano hanno incrociato le loro esperienze, molto differenti.
Gli studenti dell’Istituto Nautico di Ortona “Leone Acciaiuoli” hanno fatto lezione a Torre Cerrano sui temi della protezione del mare e della tutela dei suoi ecosistemi. Quasi contemporaneamente i rappresentanti dell’Area Marina Protetta si confrontavano con i vertici del Comune di Ortona per evitare che i fanghi di escavo del porto ortonese venissero scaricati in mare in prossimità del Sito di Interesse Comunitario “Torre del Cerrano”.
Ortona a Cerrano.
Le terze classi del Nautico di Ortona, Istituto unico di questo tipo in Abruzzo, stanno sviluppando un progetto, promosso da Marevivo, denominato “Nauticinblu”, che, con il supporto di Ministeri e Capitanerie di Porto, prevede un percorso didattico volto a coinvolgere gli studenti degli istituti nautici di tutta Italia ed in cui le Aree Marine Protette sono i luoghi dove fisicamente si svolgono le attività sul campo.
L’AMP Torre del Cerrano, unico parco marino abruzzese, ha partecipato attivamente all’iniziativa, prprio nei giorni scorsi, attraverso lezioni in aula dei propri esperti e accompagnando i ragazzi nelle giornate di lezioni outdoor proprio all’interno dell’Area Marina Protetta con le Guide del Cerrano.
Gli studenti, accompagnati dagli esperti del progetto, sono stati a Pineto e Silvi in due occasioni, percorrendo spiagge e pinete, ed hanno potuto conoscere l’importanza della vegetazione della zona dunale, osservare la superficie di mare protetta nonché calarsi nelle realtà marine attraverso la visita al Museo del Mare di Torre Cerrano. Hanno avuto così l’opportunità di soffermarsi sui temi legati alla biodiversità marina e sulla importanza degli habitat sommersi. Con i 4 biologi presenti tra i docenti, gli oltre 50 ragazzi coinvolti hanno inoltre conosciuto la metodologia di censimento dei rifiuti spiaggiati (Marine Litter) prendendo in esame 100 metri di spiaggia fronte mare e sperimentando una operazione di monitoraggio come quella svolta dalle AMP nell’ambito della Marine Strategy.
Si tratta di esperienze volte a far comprendere alle nuove generazioni e, soprattutto, come in questo caso, a coloro che vorranno operare a contatto con gli ambienti marini, quanto oggi sia rilevante la presenza dei rifiuti in mare e la necessità di operare una salvaguardia degli ambienti marini a tutto tondo, partendo dalla gestione di ciò che facciamo a terra.
Cerrano a Ortona:
Prima all’Aquila nel Comitato per la Valutazione D’Impatto Ambientale (CCR-VIA), poi a Pescara nella Conferenza Regionale della Pesca e, infine, nella Conferenza di Servizi, voluta dal Comune di Ortona e convocata dal Servizio Gestione Rifiuti della Regione Abruzzo, l’Area Marina Protetta si è trovata a dover ribadire, sempre e costantemente, la propria contrarietà allo scarico in mare dei materiali estratti dal dragaggio del bacino portuale di Ortona.
Si tratta, infatti, di oltre 300mila metri cubi di materiali provenienti dai fondali del porto ortonese che, per quanto verificati dall’ARTA nella caratterizzazione dei sedimenti, si tratta sempre dell’immersione di enormi quantità di prodotto, estranee all’ecosistema dell’Area Marina Protetta Torre del Cerrano; luogo riconosciuto del 2013, proprio per le proprie caratteristiche di habitat di fondale e per la presenza di specie rare, come Sito di Interesse Comunitario: per l’esattezza SIC IT7120215 Torre del Cerrano come approvato il 16 novembre 2012 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea n.L024 del 26 gennaio 2013.
Il progetto presentato prevede che i fanghi estratti dal porto siano gettati in un’area a cinque miglia dalla costa di Montesilvano e Città Sant’Angelo, ad una distanza di soli 6 km dai limiti esterni dell’Area Marina Protetta.
Nell’ultima Conferenza di Servizi l’Area Marina Protetta, ha espresso per l’ultima volta il proprio parere negativo, motivando adeguatamente la propria contrarietà, seguendo quanto deliberato all’unanimità dal proprio Consiglio di Amministrazione l’8 gennaio scorso. Negativo è stato anche il parere dei Comuni di Pineto, Silvi, Città Sant’Angelo e Montesilvano a differenza, purtroppo, del parere positivo espresso da alcuni settori tecnici regionali, dal settore Turismo della Regione Abruzzo e dai Comuni di Pescara e Francavilla.
L’idea che materiale non più utilizzabile, ma comunque recuperabile in qualche modo, debba essere gettato in mare, come se quest’ultimo fosse una discarica, continua a essere proposta dalla nostra Regione, ciò nonostante, ormai in ogni dove, si continui a dire che la grande sfida del futuro è rappresentata dalla tutela dei nostri mari. Purtroppo la normativa nazionale intervenuta nel 2016 (Decreto Ministero, Ambiente e tutela del territorio e del mare 15/07/2016 n° 173, G.U. 06/09/2016) ha regolamentato la materia in maniera molto dettagliata e così, pur chiarendo che «l’immersione in mare [puo’ essere autorizzata dall’autorità competente per quelle quantità di materiali di escavo] per le quali siano state verificate le ulteriori opzioni di utilizzo dei materiali» ha di fatto reso possibile lo scarico in mare, cosa prima ben più difficile da attuare non essendoci parametri legislativi certi da rispettare.
Appare allora stridente vedere come, contemporaneamente, da un lato si cerca di istruire i giovani al rispetto del mare, seguendo d’altronde indirizzi educativi ormai riconosciuti importanti anche dalle Nazioni Unite, e dall’altro si pensa di utilizzare ancora il Mare Adriatico come fosse una discarica, nonostante il nostro mare sia in una condizione di fortissimo stress ambientale, come riconosciuto anche dall’Agenzia Europea per l’Ambiente.
La chiusura della Conferenza dei Servizi del Servizio Gestione Rifiuti della Regione Abruzzo, non significa però, che la decisione è già definitivamente presa. E’ necessaria adesso, infatti, l’autorizzazione allo scarico in mare da parte dello stesso Servizio regionale, autorizzazione che dovrà essere data, eventualmente (i cinque pareri negativi andranno comunque valutati), contestualmente alla definizione del piano di monitoraggio dell’opera con le specifiche funzioni del gruppo di lavoro di cui fa parte anche l’AMP come da prescrizione del CCR-VIA. I quesiti ancora aperti sono tanti e tra questi c’è quello che riguarda la Valutazione di Incidenza Ambientale (VINCA), ancora in sospeso, e su cui la CCR-VIA dovrà esprimersi una volta per tutte, dato che nel proprio Parere n.2843 del 9 novembre 2017 non ha di fatto escluso la necessità di VINCA.
In tutto questo, rende sgomenti la totale assenza della voce dei pescatori o degli operatori turistici, che non si sono mai espressi al riguardo se non per esprimere il proprio parere positivo all’intervento, come fatto da Co.Ge.Vo.Abruzzo e Federpesca nella Conferenza Regionale.
L’AMP lo ha detto più volte e lo ribadisce: soluzioni alternative ci sono, per un utilizzo a terra o nell’ambito degli stessi interventi di ampliamento del porto di Ortona, così come ci sono i fondi per realizzarli (il porto di Ortona ha un finanziamento di 9 milioni di euro per l’escavo dei fondali e oltre 40 milioni di euro per l’ampliamento del porto).
Per la delicatezza della questione trattata, ci si auspicava almeno un’attenta valutazione delle varie soluzioni alternative, che puntualmente non ci sono state. Grave il non aver concesso i tempi necessari per studiare l’incidenza ambientale sul Sito di Interesse Comunitario, decisione che potrebbe portare a procedure di infrazione da parte della Commissione Europea, essendo inevitabile una incidenza in particolare sugli habitat ed alle specie protette presenti nell’area che, ovviamente, non si limitano al solo perimetro del parco marino. Tale decisione va, infine, in direzione contraria alla ricerca di una ottimale qualità delle acque di balneazione, su cui ci si sta da tempo impegnando attivamente con il Contratto di Fiume, oltre ovviamente al sicuro danno economico e di immagine che subiranno le città frontiste interessate, tutte a spiccata vocazione turistica.